È reato inviare email dal contenuto riservato ad un collega

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Lo scenario è questo. Alcuni lavoratori hanno accesso ad alcuni contenuti, altri, invece, non sono autorizzati. Cosa succede se un lavoratore invia una email dal contenuto riservato ad un collega che non è autorizzato a conoscere determinate informazioni?

Secondo la Cassazione commette un reato.

Così infatti hanno deciso gli Ermellini dell V sezione penale con sentenza 8 gennaio 2019, n. 565.

La Corte, infatti, ha dato rilievo all’elemento psicologico del reato e segnatamente al fatto che l’autore della trasmissione dei dati si fosse raccomandato con il destinatario di leggere le informazioni e di cancellarle subito dopo. In tal senso, afferma la Corte, entrambi i soggetti erano pienamente consapevoli che l’azione posta in essere fosse vietata.

Il rilievo che la Corte dà all’elemento psicologico del reato, in questo caso il dolo, mi pare di importanza molto rilevante.

In tal ottica, infatti, si può immaginare come non tutte le trasmissioni di dati a soggetto non autorizzato costituiscano necessariamente un’ipotesi di reato; “data breach” cioè violazione della “data protection” senz’altro, reato; dipende dalla presenza o meno del dolo.

Annoto un altro aspetto. La Banca, datrice di lavoro di entrambi i dipendenti coinvolti si è costituita parte civile, perchè il sistema informatico era il proprio. 

Se, tuttavia, dovessi mettermi dalla parte degli interessati, per esempio i clienti, personalmente segnalerei la possibilità di ravvisare una responsabilità amministrativa ex Dlgs 231/2001 anche da parte dell’Istituto di credito. Nel caso concreto, ovviamente, sarebbe dirimente esaminare il modello di organizzazione e gestione della Banca.

Potrebbe essere questo, in definitiva, uno di quei casi in cui principio di accountability e responsabilità 231 si possono sovrapporre.



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