scarpa nike e logo stockx su sfondo bianco

Nike fa causa a StockX

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Il fatto

Eccola qui. Nike fa causa a StockX per violazione di marchio.

Nike non ha gradito in particolare che StockX, a partire da gennaio di quest’anno, abbia lanciato sul mercato digitale degli NFT (non fungible token) collegati alle proprie calzature.

L’accusa di Nike può riassumersi nell’estratto che segue della citazione in giudizio:

“senza l’autorizzazione o l’approvazione di Nike, StockX sta “coniando” NFT che utilizzano in modo prevalente i marchi Nike, commercializzando tali NFT utilizzando l’avviamento di Nike e vendendo tali NFT a prezzi fortemente gonfiati a consumatori ignari che credono o sono propensi a credere che tali “beni digitali investibili” (come li chiama StockX) siano, infatti, autorizzati da Nike quando non lo sono.”

Come funziona il modello di business Stockx Vault

Per comprendere compiutamente i motivi della causa promossa da Nike è, però necessario avere ben presente come funziona il sistema Stockx Vault.

Stockx è un marketplace, che funge da intermediario tra reseller e potenziali acquirenti.

A differenza di quanto avviene per Ebay, Stockx non si limita a favorire l’incontro tra domanda e offerta, ma svolge un ruolo attivo nella transazione. Chi è intenzionato a vendere un bene su Stockx, infatti, lo deve inviare alle piattaforma che ne verifica l’autenticità prima di inviarlo all’acquirente, percependo una percentuale sulla transazione.

A questo si è limitata la piattaforma fino al gennaio scorso.

Ora, invece, Stockx è entrata anche nel mercato dei prodotti digitali, in particolare degli NFT ed è andata oltre.

Stockx ha, infatti, coniato degli NFT recanti le immagini delle calzature Nike, oltre che di altri brand. Le immagini, neanche a dirlo, sono ottimamente renderizzate e sfoggiano in bella vista il noto logo  Nike.

In tal modo, benché le scarpe associate all’NFT rimangano chiuse nella scarpiera di Stockx (perdonatemi se mi rifiuto di usare il termine caveau), i collezionisti possono scambiare gli NFT senza muovere gli oggetti fisici dal sito in cui vengono custodite dal marketplace.

Poiché gli NFT sono token digitali che certificano la proprietà di un bene,  in ogni momento, ma secondo la citazione tale opzione non è chiara, il bene dovrebbe essere riscattabile, nel qual caso, pagando le relative spese, Stockx dovrebbe inviare le calzature all’acquirente.

Il discorso finisci qui?

No, ovviamente, il diavolo sta nei dettagli, anzi nel caso di specie, sarebbe più corretto il motto “il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi”

Sì, perché, nel momento in cui il bene viene riscattato, secondo i termini contrattuali, Stockx dovrebbe annullare l’NFT, il che, a nostro giudizio, tradisce la reale causa dell’operazione economica.

Perché l’annullamento degli NFT costituisce una criticità?

Con la tecnologia attuale, l’annullamento degli NFT in caso di riscatto del bene, non costituisce affatto una necessità.

Qualche tempo fa abbiamo fatto l’esempio dell’Alfa Romeo Tonale. In questo caso il bene è nella disponibilità dell’acquirente ed è pacificamente associato ad un NFT. La possibilità di associare anche beni fungibili ad NFT è infatti praticabile ed è già praticata, per esempio, per il controllo delle filiere.

Alla luce di tali considerazioni a noi pare, invece, che attraverso la creazione dell’NFT, Stockx abbia smesso il ruolo di intermediario puro nel commercio di oggetti di terze parti, per assumere, invece, quello di produttore, se usare questo termine ci è consentito, o meglio di licenziante di un prodotto digitale del tutto nuovo..

A supporto della tesi che si tratti di un nuovo prodotto Nike, nella propria citazione, scrive: “i Vault NFT di StockX sono molto più che scarpe Nike fisiche, e l’affermazione di StockX che un VaultNFT funziona esclusivamente come una ricevuta digitale tracciabile è smentita dalle sue dichiarazioni. Tali dichiarazioni riflettono il fatto che i Vault NFT di StockX a marchio Nike, i cui acquirenti possono scambiare o raccogliere ed esporre nel loro portafoglio, sono nuovi prodotti virtuali che StockX ha abbinato a servizi aggiuntivi StockX

Ed ancora Nike evidenzia che “Nella misura in cui il Vault NFT deve semplicemente funzionare come una “ricevuta digitale” per una scarpa Nike fisica, non c’è alcuna ragione legittima per StockX di mettere in evidenza i marchi Nike sul Vault NFT e sulla pagina del prodotto StockX”.

Infine, sempre a supporto della tesi del nuovo prodotto, Nike evidenzia altresì come “il processo di riscatto non è attualmente disponibile”-

Annotazione quest’ultima davvero suggestiva poiché sembra evocare per similitudine il passaggio dalla moneta-merce (commodity standard) alla moneta-segno (fiat money standard).

Le conclusioni di Nike 

Le richieste di Nike sono molto chiare:

  • Un’inibitoria volta ad interrompere immediatamente la commercializzazione degli NFT connessi alle proprie calzature.
  • La condanna di Stockx al pagamento di un danno esemplare essenzialmente sulla base di tre contestazioni e, segnatamente, la violazione del marchio, la diluizione del marchio e la concorrenza sleale.

Dovendo esprimere un giudizio sull’azione promossa da Nike, crediamo che, pur presentando una certa alea, la stessa sia fondata.



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