Il mondo di Greta; bambini e mass media

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Il fatto

Ieri il giornale “Libero” ha titolato “la rompiballe va dal Papa”:

Il riferimento è all’udienza privata concessa dal Papa a Greta Thundberg.

Unanime nella rete si è alzato il coro di quanti hanno stigmatizzato il giornale con espressioni anche più pesanti del termine rompiballe, tradendo in tal modo un’incapacità di argomentare le loro ragioni.

Si ripropone, pertanto, ancora una volta il tema del rapporto “bambini e mass media”.

Il reato di diffamazione aggravata nei commenti degli utenti di internet

Prima di occuparmi di “Libero” vorrei ricordare a queste persone come il turpiloquio e l’offesa così come non sono consentiti ad alcun giornale e tanto meno a “Libero”, allo stesso modo non sono concessi nemmeno a lor signori.
Chi pubblica commenti offensivi su siti, social o blog, infatti, soggiace agli stessi limiti del diritto di critica previsto per i giornalisti.
In caso di sforamento di questi limiti, infatti, l’autore del commento offensivo risponde del reato di diffamazione a mezzo stampa ai sensi dell’art. 595 c.p.

I limiti del diritto di cronaca e di critica

Tornando al titolo di “Libero”, occorre dire subito che sotto il profilo giuridico, dare del “rompiballe” non necessariamente integra un’ingiuria; secondo la Cassazione che si occupò del termine, quando ancora l’ingiuria costituiva un reato, occorre vedere il contesto in cui l’espressione viene pronunciata. (Cass. Sent. n. 22887 del 27.5.2013).

Giova ancora ricordare come la portata diffamatoria del titolo di un articolo di giornale, sempre secondo la Corte di Cassazione, deve essere valutata prendendo in esame l’intero contenuto dell’articolo, sia sotto il profilo letterale che sotto il profilo delle modalità complessive con le quali la notizia viene data (Cass. sez. V n. 26531/2009).
La critica in taluni casi può essere anche feroce e decisamente pungente, fastidiosa, tuttavia non deve mai trascendere oltre un certo limite. In linea di massima possiamo dire che non deve mai scadere nella volgarità o nel cattivo gusto.
La partita si gioca nel bilanciamento tra il diritto di critica e di cronaca che è tutelato dall’ 21 della Costituzione e il diritto alla dignità e al decoro personale che discende direttamente dall’art. 2 della Costituzione.

L’esposizione mediatica dei minori: il mondo di Greta

La questione del tutto nuova e che mi interessa affrontare ora è se, in questo caso, il diritto di critica non debba essere ulteriormente contenuto in ragione della minore età di Greta Thundberg

A tal proposito è utile sfogliare il documento predisposto nel 2017 dall’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, dal titolo “la tutela dei minori nel mondo della comunicazione”.
Secondo questo documento il bambino non va intervistato o impegnato in trasmissioni televisive o radiofoniche che possano ledere la sua dignità, né turbato nella sua privacy o coinvolto in una pubblicità che possa compromettere l’armonico sviluppo della sua personalità. E ciò a prescindere dall’eventuale consenso dei genitori.
Ci sono tuttavia delle eccezioni in cui il minore è inevitabilmente coinvolto in fatti di cronaca che rendono impossibile mantenerne l’anonimato.
In tal caso il diritto di cronaca prevale, ma, si legge, ciò non deve diventare un pretesto per avere via libera su una pubblicazione senza “freni deontologici”.
Occorre, infatti, rispettare, quanto più possibile, il principio superiore della protezione dello sviluppo psico-fisico del minorenne dalle conseguenze di una inadeguata esposizione mediatica.

Alcune considerazioni finali

In tutta sincerità, non so se l’esposizione mediatica a cui è sottoposta Greta possa costituire un danno per la stessa. Confido che gli adulti che le sono vicini abbiano accuratamente valutato e tengano sotto controllo questo aspetto piuttosto critico.

Personalmente ho il timore che una parte del mondo degli adulti si stia contendendo Greta più per brillare di luce riflessa che per una reale condivisione dei suoi ideali. Non vorrei che di qui a qualche mese tanto Greta che le sue istanze fossero dimenticate, dopo essere state fagogitate dal circo mediatico.

Per le stesse ragioni ritengo che anche “Libero” abbia sfruttato l’immagine di Greta per vendere qualche copia in più, curandosi davvero poco della deontologia e della legge.

Detto questo, se fossi Greta, oggi non mi adonterei più di tanto per il termine “rompiballe” che interpreterei come una nota di merito, quanto piuttosto per l’uso dell’espressione “vieni avanti Gretina”.

Personalmente farei notare ai giornalisti di “libero” che la storpiatura dei nomi è davvero un esercizio infantile, peraltro anche praticato da bulli più o meno cyber.

E poi, tutto si può dire, meno che la ragazza sia stupida e spiace davvero che in una così deprecabile circostanza sia stata scomodata una celebre battuta di un comico raffinato e gentile come Walter Chiari”.



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