Disaccordo tra eredi nella comunione ereditaria

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Una comunione difficile se c’è disaccordo tra eredi

La comunione ereditaria è una situazione molto ricorrente, ma se c’è disaccordo tra eredi, diventa un vero tormento.

Non è sempre facile gestire una situazione di questo tipo e si rischia di cadere in una sorta di stallo a causa del quale i beni vanno a deperire e a deprezzarsi.

L’unica soluzione praticabile in questi casi è allora quella dello scioglimento della comunione.

Ed ecco che cominciano ad insorgere nuovi problemi.

Infatti se già prima c’era già disaccordo tra eredi, figuriamoci ora che si tratta di spartire i beni dell’asse ereditario!

La causa, intendiamoci, è sempre l’ultima delle opzioni da considerare, sia per i tempi che per i costi.

Ma se non è possibile trovare un accordo bonario tra i coeredi, bisogna in qualche modo rompere il ghiaccio e la mediazione che anticipa la causa è un passaggio necessario.

Il valore della mediazione

La mediazione è un procedimento in cui le parti, accompagnate dai loro legali e con l’aiuto di un mediatore di un organismo accreditato, provano a trovare una soluzione condivisa.

La presenza di un terzo, il mediatore, che da soggetto imparziale si rivolge a tutti i contendenti per metterli d’accordo, agevola spesso una soluzione. La mediazione non è gratuita e i costi variano in proporzione al valore dell’asse ereditario.

Se proporre la mediazione è un incombente obbligatorio per chi intende promuovere una causa ereditaria, parteciparvi, invece, non è obbligatorio per chi vi è convenuto.

Disertare la mediazione tuttavia non è una decisione saggia perché il giudice, ai sensi dell’art. 116 c.p.c., potrebbe tenerne conto nella decisione, per esempio nella condanna alle spese del giudizio.

Fallita la mediazione o per mancato accordo o perché qualcuno degli eredi non vi partecipa, non rimane che la causa.

La causa per lo scioglimento della comunione ereditaria e la divisione

Senza entrare troppo nel dettaglio, si può certamente affermare che nella causa, avrà un valore decisivo la consulenza tecnica disposta dal Giudice.

Il Giudice, infatti, normalmente nominerà un perito che verrà incaricato di stimare il patrimonio immobiliare e/o mobiliare e di fare i cosiddetti assegni divisionali, le porzioni.

Ancora una volta il consulente tecnico tenterà di mettere d’accordo le parti.

Dovesse fallire anche questo tentativo, si procederà ad una vera e propria estrazione a sorte dei lotti predisposti dallo stesso perito.

E se il bene è indivisibile?

Facciamo ora l’ipotesi che vi sia un unico bene da dividere, per esempio una casa.

La domanda spontanea è come ci si regola in questo caso. L’immobile dovrà essere messo all’asta?

La risposta è “non necessariamente”. Intanto il Consulente del Tribunale dovrà valutare se l’immobile possa essere facilmente diviso. Se ciò non dovesse essere possibile, dovrà farne la stima.

A questo punto l’immobile potrà essere messo all’asta, ma gli eredi che posseggono la maggioranza delle quote, ai sensi dell’art. 720 c.c. potranno da soli o coalizzandosi tra di loro, chiedere al giudice l’assegnazione del bene, previo pagamento del prezzo di stima all’erede in minoranza.

Di fatto, pertanto, chi possiede la maggioranza delle quote, da solo o insieme ad altri coeredi, ha sempre in qualche modo il coltello dalla parte del manico.



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