Instagram e facebook down

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La notizia del giorno: instagram e facebook down

Facebook down e non solo Facebook, ma anche Instagram, Messenger e WhatsApp. Succede oggi che le più importanti piattaforme social sono crollate tutte all’unisono.

E’ una notizia interessante e che dovrebbe far riflettere su quello che sta succedendo alla rete. Le big company della Silicon Valley oramai sono diventate dei carrozzoni, che esibiscono tutto il loro potere, dialogando alla pari, si fa per dire, con gli Stati Nazionali, salvo poi mostrare la loro debolezza e le loro falle nel momento in cui non riescono a salvaguardare la nostra privacy o, come oggi, a garantire i servizi.

It’s time to break up Amazon, Google and Facebook

Elisabeth Warren, in predicato di candidarsi per il Partito Democratico alla Presidenza degli Stati Uniti alle elezioni del 2020, ha detto che tra i primi provvedimenti che adotterà ci sarà quello di “fare a pezzi” Amazon, Facebook, Instagram & Co con una bella normativa antitrust.

La candidata ha fatto un esempio molto calzante: allorquando Microsoft venne costretta a dimagrire, non esisteva ancora Google. Senza quella cura, oggi avremmo come motore di ricerca Bing, il motore di ricerca Microsoft.

L’oligopolio ed ancor peggio il monopolio, infatti,  conducono ad una situazione per cui non sempre la miglior tecnologia è quella preferita dall’utenza.

Monopolio social e libertà di espressione

Per annunciare la sua battaglia Elizabeth Warren ha deciso di lanciare dei post a pagamento proprio su Facebook.

Neanche a farlo apposta tre dei dodici post sono stati bloccati dalla piattaforma di Zuckemberg, il quale, va ricordato, nei giorni scorsi ha dichiarato di voler accorpare le varie piattaforme, con ciò evidenziando di non curarsi minimamente del suggerimento datogli in sede di audizione all’Europarlamento del eurodeputato Guy Verhofstadt.

Dopo le proteste della Warren, Facebook ha ripristinato i post bloccati adducendo a difesa che erano state violate le norme di Facebook in ordine all’utilizzazione del logo della piattaforma, logo che compariva nei post della Warren; una spiegazione a dir poco inquietante.

Infatti la libertà di espressione non dovrebbe essere sottoposta alle clausole contrattuali dettate da un soggetto privato, ma solo alla legge.

Ad ogni modo, ora abbiamo la prova che se le quattro piattaforme social più popolari del mondo, appartenessero a diversi proprietari, quello che è avvenuto oggi non sarebbe successo.

Più probabilmente solo una delle quattro piattaforme sarebbe caduta o forse  nessuna, perchè, per concorrere, tutte avrebbero migliorato la loro  infrastrutture.



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