20 Feb Riforma del copyright: le ali della libertà
Storia della riforma del copyright
La riforma del copyright in discussione in sede europea rischia seriamente di tarpare le ali alla libertà di espressione.
Solo un mese fa i governi nazionali non erano riusciti a concordare una posizione comune sui due articoli più controversi della riforma, mi riferisco agli articoli 11 e 13.
A sbloccare la riforma, che va detto, è davvero pessima, ci hanno pensato Francia e Germania, concordando nelle loro segrete stanze il testo definitivo.
Questa volta solo Olanda, Lussemburgo, Finlandia, Italia e Polonia hanno votato contro.
Il contenuto della riforma: l’articolo 11
Cerchiamo, quindi, di capire quale sarà il testo di legge che verrà sottoposto al Parlamento.
L’ articolo 11, in particolare prevederebbe l’obbligo per le piattaforme online che pubblicano anteprime degli articoli di giornale di ottenere una licenza preventiva da parte del detentore dei diritti. Detta in soldoni, pagare gli editori.
Per capirci, si tratta dei frammenti giornalistici pubblicati da Google nella sezione Notizie del suo motore di ricerca, ma anche tutte le anteprime generate quando sui social gli utenti condividono dei link che mostrano un titolo, una foto.
La versione finale del testo dice che la riproduzione di “singole parole o estratti brevissimi” di contenuti di news richiederanno l’acquisto di una licenza presso i titolari degli stessi; senza però specificare in un dato misurabile l’entità di quegli “estratti brevissimi” e che potrebbe portare a incertezze nell’interpretazione della legge.
Il testo specifica anche che non ci saranno eccezioni. L’acquisizione della licenza sarà obbligatoria per tutti, che siano piccole società, o non-profit, o blog scritti da una sola persona.
Segue: l’articolo 13
L’Articolo 13 riguarda, invece, l’obbligo da parte delle piattaforme online di controllare il contenuto caricato dagli utenti usando filtri preventivi che escludano la pubblicazione di materiale protetto da copyright.
Il testo esclude espressamente tutti i contenuti pubblicati dagli utenti riconducibili alla satira, alle caricature, alle parodie, alle critiche e alle recensioni. Si può però facilmente prevedere che gli algoritmi non saranno in grado di comprendere la differenza tra un meme e l’uso illegale di una licenza.
La versione finale dell’Articolo 13 ha incluso l’accordo raggiunto da Germania e Francia e prevede che i siti a scopo di lucro e le app i cui utenti possono pubblicare contenuti, devono produrre il “massimo impegno” per acquistare preventivamente le licenze di tutto ciò che gli utenti potrebbero caricare.
E’ peraltro evidente che tale obbiettivo sarà di fatto impossibile.
Le piattaforme, inoltre, saranno ritenute direttamente responsabili delle violazioni commesse.
Vengono escluse dalla responsabilità dirette le realtà online che non abbiano più di tre anni di vita e con un fatturato annuo inferiore ai 10 milioni di euro.
Anche queste ultime tuttavia dovranno agire rapidamente, dopo avere ricevuto un avviso motivato, nella rimozione delle opere oggetto della notifica o disabilitare l’accesso alle stesse.
Se il numero medio di visitatori unici mensili supera i 5 milioni, dovranno dimostrare inoltre di essersi adoperate al meglio per evitare upload di contenuti protetti da copyright.
Oramai solo il Parlamento Europeo può bloccare questa riforma veramente liberticida.
I rischi di questa riforma
Ricordiamo, infatti, che il rischio è quello di introdurre una censura generalizzata e preventiva in mano privata, cioè lasciata alle grandi aziende hi-tech.
Tale scelta potrà avere effetti imprevedibili sulla democrazia e sulla concorrenza.
Solo i grandi colossi del web saranno economicamente in grado di sostenere i costi di macchine ad intelligenza artificiale e personale dedicati ad attuare questa complessa operazione di filtraggio dei contenuti caricati sul web.
Senza contare il fatto che grazie alla riforma, chiunque sarà in grado di bloccare una notizia a lui sgradita, semplicemente adducendo la violazione del copyright. Nel dubbio e di fronte alla prospettiva di una pesante sanzione, è facile, infatti, prevedere che le piattaforme bloccheranno tutti i contenuti oggetto di reclamo.